La musica tradizionale sarda rappresenta una delle espressioni culturali più antiche e ricche del Mediterraneo. Con una varietà di stili che variano da regione a regione, l’isola offre un patrimonio musicale unico, che spazia dai canti polifonici agli strumenti tipici utilizzati nelle danze e nelle celebrazioni.
Il canto a tenore: un’antica tradizione polifonica
Il canto a tenore è una delle forme musicali più emblematiche della Sardegna. Questo canto polifonico a quattro voci è eseguito senza strumenti musicali e ha radici profonde nella cultura sarda, particolarmente nelle aree della Barbagia, Marghine, Baronia e alta Ogliastra. Il quartetto che compone il tenore è formato da quattro parti: sa boghe (voce solista che dirige il canto), sa contra e su bassu (voci d’accompagnamento con suoni gutturali) e sa mesa boghe (mezza voce che amalgama il coro). La boghe solista introduce il canto, stabilendo il ritmo e la tonalità, mentre le altre voci seguono in un’armonizzazione di grande effetto.
I brani eseguiti sono spesso poesie rimate, con diverse modalità a seconda della metrica: a boghe longa o a boghe e’ notte, eseguiti con toni pacati e malinconici, o a sa seria, con chiari svolgimenti del testo. Molto apprezzati sono anche su dillu, una vivace canzone a ballo, e su mutu, una forma poetica con modalità esecutive specifiche. Il canto a tenore è stato riconosciuto dall’Unesco nel 2005 come Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità, grazie all’impegno di gruppi come i Tenores di Bitti e i Tenores di Neoneli, che hanno portato questa tradizione in tutto il mondo.
Il cantu a chiterra: l’influenza spagnola in musica
Nel Logudoro e in Gallura, un altro stile musicale diffuso è il cantu a chiterra, nato dall’incontro tra le tradizioni musicali aragonesi e sardo-logudoresi. Accompagnato dalla chitarra, talvolta insieme alla fisarmonica, il cantu a chiterra sottolinea i momenti più virtuosi della voce del cantadore. Le principali forme di questo stile sono il Mutu, il Canto in re, la Nuoresa, la Corsicana, la Tempiesina e la Firugnana. Il cantu a chiterra è molto popolare durante le feste paesane, dove i cantadores si alternano in esibizioni che diventano spesso vere e proprie competizioni.
Strumenti musicali tradizionali: launeddas e organetto
Il più tipico degli strumenti sardi è sa launedda, un antico strumento a fiato polifonico risalente all’età nuragica. Composto da tre canne di diversa lunghezza, produce un suono continuo grazie alla tecnica della respirazione circolare. Sa launedda è utilizzata principalmente durante processioni e balli tradizionali. La canna più lunga, detta tumbu, emette la nota grave; la mancosa (mancina) intona il canto, mentre la mancosedda (destra) accompagna con note complementari.
Diffuso in tutta l’isola è anche l’organetto diatonico (organittu o su sonu), una piccola fisarmonica usata soprattutto per accompagnare il su ballu tundu, la più caratteristica delle danze popolari sarde, in cui i ballerini si riuniscono in cerchio. Il ballo, parte integrante delle feste popolari e religiose, può essere accompagnato non solo dagli strumenti musicali ma anche dal canto a tenore.
Gli strumenti tipici delle celebrazioni
Durante le manifestazioni religiose, come la Settimana Santa, si utilizzano strumenti tradizionali come is zaccareddas (strocci arranas), ranixeddas o reulas, e is matraccas, il cui strepitio ricorda gli insulti rivolti a Gesù lungo la via del Calvario. Altri strumenti includono lu piffaru, un piccolo flauto traverso, e lu tamburu, che con il loro ritmo scandiscono le processioni e accompagnano le sfilate in costume.
Altri strumenti tipici dei balli e delle feste sono su solittu (un flauto), sa trunfa (lo scacciapensieri), su pipaiolu (piffero simile allo zufolo), su tamburinu (un tamburo caratteristico di Aidomaggiore e di Gavoi) e sa serraggia, costituita da una grossa canna e una corda sfregata con un archetto di lentischio.
Un patrimonio vivo e in continua evoluzione
La musica e i balli tradizionali sardi continuano a essere parte integrante della vita culturale dell’isola, non solo come simbolo di identità ma anche come forma di espressione artistica vivace e dinamica. Grazie all’impegno delle comunità locali e dei gruppi musicali, queste antiche tradizioni vengono preservate e trasmesse alle nuove generazioni, garantendo che la ricchezza culturale della Sardegna continui a vivere.