L’abbigliamento tradizionale è uno dei simboli più potenti di appartenenza culturale, capace di definire le identità collettive, regionali e nazionali. In Sardegna, ciò che oggi viene chiamato comunemente “costume sardo” è il risultato di un lungo processo di trasformazione che si è sviluppato dal XVI secolo fino alla fine del XIX secolo. In passato, l’abito aveva una funzione di comunicazione sociale, rendendo immediatamente riconoscibili elementi chiave dell’identità di una persona come la regione di provenienza, il sesso, l’età, lo stato civile e il ruolo all’interno della comunità.
Evoluzione e variabilità del costume tradizionale Il vestiario tradizionale sardo partiva da una base omogenea, ma, grazie a combinazioni diverse di elementi, si sono sviluppate numerose tipologie di abiti anche in aree geograficamente ristrette. Ogni variante del costume rifletteva non solo il gusto estetico della comunità, ma anche le specificità legate al territorio e al contesto socio-culturale. Questa diversificazione ha portato alla creazione di numerosi stili distinti che ancora oggi testimoniano la ricchezza della tradizione sartoriale dell’isola.
Simbolismo e ruolo sociale dell’abito L’abbigliamento tradizionale non era solo una questione di estetica, ma rappresentava un mezzo attraverso cui si trasmettevano informazioni sullo status sociale e anagrafico. Dall’abito si poteva riconoscere immediatamente il ceto sociale, il ruolo familiare e persino il periodo della vita in cui si trovava una persona, come il matrimonio o il lutto.