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La “ziqqurat” di Monte d’Accoddi: il misterioso altare preistorico in Sardegna

Monte d’Accoddi, a pochi chilometri da Sassari, custodisce un affascinante e antico altare tronco-piramidale che ricorda le ziqqurat della Mesopotamia. Questo monumento preistorico, unico in Europa, era dedicato al culto della fertilità e della rigenerazione.

Il mistero della “ziqqurat sarda”

Situata in una piana a circa 11 km da Sassari, in direzione Porto Torres, la “ziqqurat” di Monte d’Accoddi rappresenta uno dei siti archeologici più enigmatici della Sardegna. Questa struttura, simile a una piramide a gradoni, risale all’epoca prenuragica ed è nota per la sua particolare forma tronco-piramidale, rarissima nel Mediterraneo. La leggenda narra che un principe mesopotamico, esule in Sardegna, fece costruire questo imponente altare dedicato al culto della luna, in contrasto con le ziqqurat mesopotamiche, tradizionalmente orientate al culto del sole. Tuttavia, le ricerche storiche suggeriscono che furono le popolazioni della cultura di Abealzu-Filigosa, intorno al 2700 a.C., a edificare questa struttura, probabilmente dedicata al culto della fertilità.

Le origini del sito e le civiltà che lo abitarono

Monte d’Accoddi rappresenta un antico altare sacrificale che, prima della sua costruzione definitiva, fu eretto sopra un tempio precedente, costruito dalle genti della “cultura di Ozieri” intorno al 3500 a.C. e distrutto da un incendio. La sua struttura tronco-piramidale è circondata dai resti di un villaggio costituito da capanne di forma quadrangolare, utilizzate come abitazioni e luoghi per attività di culto. Attorno al sito, sono state rinvenute pietre sacrificali e sfere di pietra che gli studiosi identificano con le rappresentazioni simboliche del sole e della luna. La terrazza superiore dell’altare era considerata dagli antichi abitanti un punto di contatto tra uomo e divinità, un luogo sacro dove si svolgevano riti propiziatori.

Riti di fertilità e sacrifici: la funzione sacra di Monte d’Accoddi

Secondo gli studiosi, Monte d’Accoddi era dedicato alla fertilità della terra, con riti che includevano sacrifici di animali, come i bovini, legati a pietre con catene, secondo quanto suggerito dal ritrovamento di lastre di pietra con fori disposti attorno. Un’ipotesi affascinante, anche se non confermata, riguarda una stanza interna alla struttura che potrebbe aver ospitato il sacerdote e una vergine per celebrare annualmente un rituale simbolico di accoppiamento, volto a propiziare la fertilità della terra. A supporto di questa teoria sono stati rinvenuti resti fossili e utensili che indicano la presenza di pasti rituali e attività sacrali.

Il declino e l’abbandono del sito

Dopo essere stato utilizzato come luogo di culto fino all’inizio dell’età del Bronzo antico, intorno al 1800 a.C., Monte d’Accoddi fu progressivamente abbandonato. Nei secoli successivi, il sito venne usato solo sporadicamente per le sepolture, finché non fu riscoperto casualmente nel 1954 dall’archeologo Ercole Contu. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i militari scavarono trincee antiaeree intorno al sito, provocando danni significativi alla struttura. La scoperta di questo “ziqqurat sardo” ha portato alla luce un tesoro unico per struttura architettonica, non solo in Europa, ma in tutto il bacino del Mediterraneo.

Monte d’Accoddi è oggi considerato un simbolo della preistoria sarda, un monumento che racconta la complessità e la ricchezza delle civiltà antiche che abitarono l’isola. Le sue origini e il suo utilizzo restano in parte avvolti nel mistero, rendendo questo sito un luogo affascinante, tra i più preziosi della Sardegna e una tappa irrinunciabile per gli appassionati di archeologia.

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