La miniera di Monteponi, a pochi chilometri da Iglesias, è una delle più affascinanti testimonianze della storia mineraria sarda, oggi riconvertita in sito di archeologia industriale e parte del parco geominerario della Sardegna.
Le origini dell’attività mineraria nella zona dell’Iglesiente risalgono probabilmente all’epoca punica e romana, ma è durante il controllo di Pisa e della nobile famiglia Della Gherardesca, nel XIV secolo, che appaiono le prime fonti scritte che documentano l’attività estrattiva. La miniera di Monteponi, citata in questi antichi documenti, ha attraversato secoli di sviluppo, raggiungendo il suo massimo splendore tra il XIX e il XX secolo. Nel 1840, con l’introduzione della legge sabauda che agevolava l’ottenimento delle concessioni minerarie, iniziò un periodo di crescita e modernizzazione che portò Monteponi a diventare uno degli impianti estrattivi più importanti d’Italia.
La costituzione della società di Monteponi avviò un processo di sviluppo che vide la costruzione di strutture avanzate per l’epoca, come i pozzi Vittorio Emanuele II e Sella, collegati dalla galleria Villamarina, nuove laverie e la linea ferroviaria per Porto Vesme, fondamentale per il trasporto dei minerali. Tra i principali edifici del complesso spicca la palazzina Bellavista, elegante sede della direzione mineraria costruita nel 1865, con la sua particolare pianta a U e il giardino terrazzato che si affaccia sulla vallata sottostante. Il villaggio di Monteponi, che ospitava fino a mille operai, era dotato di tutte le infrastrutture necessarie: ospedale, scuola, asilo e chiesa, creando un vero e proprio microcosmo autosufficiente.
Tuttavia, la seconda metà del XX secolo segnò l’inizio del declino per Monteponi. I costi insostenibili dell’energia elettrica, l’impoverimento dei giacimenti e il crollo dei prezzi dei minerali sui mercati internazionali portarono al progressivo abbandono delle attività estrattive, culminando nella chiusura definitiva della miniera nei primi anni Novanta.
Oggi, il complesso di Monteponi, visto da lontano, può sembrare un villaggio fantasma, ma avvicinandosi, si entra in una dimensione che rievoca il fervore industriale che caratterizzava la zona tra il XIX e il XX secolo. Passeggiando tra gli impianti e i macchinari, si può ancora percepire la grandiosità del passato minerario di Monteponi. La galleria Villamarina, con la sua sala dell’argano e il montacarichi, insieme alla sala compressori con la vecchia turbina a vapore, sono tra le strutture che meglio conservano la memoria del lavoro che animava la miniera.
Il tour minerario può proseguire nei vicini siti di Nebida e Masua, luoghi suggestivi circondati da meravigliosi scenari naturali. Tra questi, i ruderi della laveria Lamarmora, a ridosso del litorale, e la spettacolare galleria di Porto Flavia, con il suo sbocco direttamente sul mare, di fronte al pittoresco faraglione Pan di Zucchero, rappresentano tappe imperdibili per chi desidera immergersi nella storia mineraria della Sardegna.